La moda non è un’isola, ma un mondo che si contamina con gli spunti e le suggestioni che arrivano da altri universi creativi, tra cui la musica.
Tra i tanti generi, spicca il rap. Questo approccio alla musica è riuscito, più di altri, a creare ponti con il mondo fashion.
Il legame tra rap e moda è un fenomeno che ha radici profonde e continua a influenzare le tendenze contemporanee. Sin dagli albori dell’Hip Hop, gli artisti hanno sempre utilizzato l’abbigliamento come un potente strumento di espressione personale e identitaria, facendo peraltro ampio ricorso alla personalizzazione.
Questo trend si manifesta tuttora attraverso l’uso di capi unici – come ad esempio i cappellini personalizzati con un logo oppure con un’immagine – ma, rispetto al passato, incarna sempre più una volontà di dare lustro alla personalità dell’artista più che al movimento culturale di cui fa parte.
Per raccontare la storia di questa sinergia, dobbiamo fare un passo indietro nel tempo agli anni ‘70 in contesti come Harlem e il Bronx. In questi quartieri di New York, abitati soprattutto da afroamericani, è nato il genere hip hop, una sottocultura profondamente identificativa per la comunità black.
In quel periodo, la maggior parte dei suoi membri optava, dal punto di vista delle scelte stilistiche, per una vera e propria emulazione dell’abbigliamento degli europei.
La svolta arrivò con la nascita della break dance, che viene fatta risalire al 1973. Un ruolo fondamentale nell’universo di questa danza di strada è da attribuire alle crew, gruppi informali che, con l’introduzione delle battle, vere e proprie sfide che, di fatto, hanno professionalizzato la break dance, sono diventate squadre.
In questo contesto, emerse fin da subito la necessità, da parte delle crew, di differenziarsi l’una dall’altra. Il principale strumento per raggiungere questo scopo si rivelò fin da subito l’abbigliamento.
La svolta degli anni ‘80
Quando si parla del rapporto tra generi musicali come il rap e l’hip hop la moda, non si può non chiamare in causa la svolta arrivata negli anni ‘80, con l’imporsi sulla scena di accessori come i cappellini da baseball, in particolare quelli della New Era.
Periodo di svolta anche per via dell’effettiva uscita delle esibizioni musicali dai momenti di aggregazioni di quartiere, gli anni ‘80 hanno visto il look del rapper arricchirsi anche con altri accessori, tra cui le catene dorate e le scarpe senza lacci.
Un grande cambiamento ha riguardato anche le proporzioni dei capi. Se, negli anni ‘70, andavano per la maggiore gli abiti che disegnavano la silhouette, negli anni ‘80, invece, si sono imposti sulla scena i capi oversize.
In quel periodo ha preso piede il trend, vivo ancora oggi, delle felpe e delle magliette portate larghe.
Le calzature
Fino ad ora non abbiamo ancora parlato di calzature, un altro punto di riferimento di grande importanza per raccontare la storia del rapporto tra rap, hip hop e moda.
Per diversi anni, hanno dominato la scena le scarpe da ginnastica con la punta in gomma.
Le cose sono cambiate quando Nike diede vita a quella che, ancora oggi, può essere definita come una rivoluzione dell’abbigliamento sportivo: l’immissione in commercio di un modello di scarpe da basket, sport amatissimo dagli artisti delle sottoculture rap e hip hop, pubblicizzate dal cestista Michael Jordan.
Le calzature, proposte sul mercato con il cognome del calciatore, sono considerate, ad oggi, le antenate delle sneakers e sono tra le scarpe più vendute al mondo.
Nel corso degli anni ‘80 sono, non a caso, nati numerosi brand di abbigliamento fondati proprio con lo scopo di rispondere alle esigenze di abbigliamento degli artisti rap e hip hop.
Con gli anni ‘90, è arrivata un’altra rivoluzione, ossia l’imporsi, sullo scenario dei generi, di artiste di sesso femminile, il cui successo ha portato, per forza di cose, i brand a mettere a punto soluzioni di abbigliamento anche per loro.